di Elia Bonci
In occasione del Transgender Day of Remebrance (TDoR) pubblichiamo un articolo scritto da Elia Bonci che dà semplici ma fondamentali consigli su come comportarsi in modo rispettoso per non offendere, invadere la privacy o urtare la sensibilità delle persone trans.
Il TDoR venne istituito nel 1999 da un piccolo gruppo di persone, tra cui l’attivista transgender Gwendolyn Ann Smith, per commemorare Rita Hester, donna transgender afroamericana, che venne assassinata ad Allston (Massachussetts) il 28 novembre 1998. La sua uccisione fece esplodere la rabbia oltre che il dolore, e la comunità si attivò affinché la stampa riportasse la notizia mostrando rispetto verso la vita e l’identità di Rita Hester. Da allora, ogni anno il 20 novembre si celebra il Transgender Day of Remebrance, per ricordare le vittime dell’odio transfobico, per riflettere sulla condizione delle persone trans, sui diritti e le disuguaglianze sociali.
Lavorando molto sul web, soprattutto su social come Instagram e TikTok, mi sono reso conto di quanta ignoranza, omofobia e transfobia ci sia su queste piattaforme. Commenti discriminatori e violenti, e domande invadenti che vanno spesso a ledere la salute mentale e la privacy di chi li subisce.
Mi sono interrogato per tanto tempo su quale potesse essere il motivo di tanto odio, di tanta cattiveria sparsa sui social, e l’unica risposta che ho saputo darmi è che la colpa sia della cattiva informazione e divulgazione che i media e la cultura dominante hanno fatto sulla comunità LGBTQIA+.
Per questo credo sia necessario parlare di più di queste tematiche, fare una giusta e genuina informazione e passare il microfono alle persone che sono direttamente interessate e toccate dalla questione.
Ultimamente mi sono imbattuto in così tanti commenti e così tante scene aberranti le quali andavano a invalidare, offendere o discriminare le identità trans*, che credo sia necessario chiarire in che maniera ci si debba rivolgere a una persona transgender, cosa non dire assolutamente e quali domande evitare per non essere invadenti.
Come prima cosa, se parli con una persona transgender (o di una persona trans*) devi sempre riferirti a lei usando il suo nome d’elezione. Il nome d’elezione è il nome che la persona in questione, durante e dopo la sua transizione sociale, ha deciso di adottare per sé.
Se conosci il suo deadname (il suo nome di battesimo o di nascita) non devi assolutamente usarlo, scriverlo o confidarlo a qualcuno o qualcuna. Se non consoci il nome d’elezione della persona a cui vuoi rivolgerti, chiedilo. È molto semplice. Il deadname va evitato perché il suo utilizzo, oltre a rappresentare una mancanza di rispetto, può provocare ansia, attacchi di panico, depressione e istinti suicidi nella persona coinvolta.
Un’altra cosa importantissima da tenere a mente e da evitare è il misgendering, ovvero l’atto di riferirsi ad una persona trans* con l’articolo, la desinenza o il pronome che non corrispondono alla sua identità di genere. Questa è una vera e propria micro aggressione indiretta, un modo per non riconoscere e invalidare le identità transgender. Il misgendering è molto pericoloso per la salute mentale di una persona trans*, che in quella situazione si sentirà violata, alienata e socialmente non riconosciuta.
Quando vuoi parlare a una persona trans* (o di una persona trans*) ricordati di non essere invadente. È giusto essere curiosi e voler conoscere la storia di chi abbiamo davanti, non dobbiamo però dimenticarci che dietro a una storia di transizione spesso c’è una storia di dolore che non sempre vuole essere raccontata o ricordata.
Quindi tieni sempre a mente che il deadname di una persona trans* non va mai chiesto. Non hai alcun diritto di sapere quale fosse il nome di nascita di una persona trans*, non stai facendo altro che invadere la sua privacy.
Un’altra cosa che non devi mai chiedere a una persona trans* è cosa ci sia all’interno delle sue mutande, perché non è per niente rispettoso e potrebbe essere fonte di grande dolore e disagio. Le persone trans* non sono costrette a operarsi per essere valide, e non sono costrette a condividere con chiunque informazioni così private e intime della loro vita. Una persona trans* non è il tuo google search e non hai il diritto di fargli tutte le domande che ti vengono in mente. Ogni persona ha la propria storia, la propria vita e il proprio percorso, per questo cerca di non fare domande invadenti e di rispettare i tempi di ognuno e ognuna.
Se una persona trans*, famosa o meno, condivide sui social il suo percorso gender affirming e i suoi progressi, ricordati sempre che non sei nessuno per giudicarli, screditarli o criticarli. Molto probabilmente quella persona ha dovuto attendere tanto, anni sicuramente, per poter vedere i primi risultati, vivendo per molto tempo nell’ombra e nella paura.
Ogni piccolo traguardo, per te magari insignificante, per una persona trans* conta tantissimo. Se proprio devi dire qualcosa, gioisci con questa persona delle sue vittorie e aiutala a ottenerne di nuove!
In sostanza, come puoi vedere, rispettare una persona transgender è molto semplice: basta non invadere la sua privacy e fare attenzione a non porre domande troppo personali. Se non sai come rivolgerti a qualcuno, se non conosci il suo nome o i suoi pronomi, non avere timore a chiederlo! Molto meglio fare una domanda piuttosto che ferire qualcuno.